Subire un danno durante o dopo un’anestesia è un’esperienza che può cambiare radicalmente la vita di una persona. Quando ci si affida alle cure di un anestesista, si ripone in lui la massima fiducia, aspettandosi professionalità e competenza. Ma cosa succede quando qualcosa va storto? Quali sono i passi da compiere per tutelare i propri diritti e ottenere giustizia?
Ogni anno in Italia migliaia di pazienti subiscono complicanze durante procedure anestesiologiche. Non tutte queste complicanze sono evitabili, ma quando dipendono da errori umani, negligenza o mancato rispetto dei protocolli medici, il paziente ha pieno diritto di chiedere un risarcimento. Comprendere quando un evento avverso durante l’anestesia costituisce un errore medico è il primo passo fondamentale per agire concretamente.
Quando si configura un errore medico in anestesia
L’anestesiologia è una branca della medicina che richiede altissima specializzazione e attenzione costante. L’anestesista ha il compito di indurre uno stato di incoscienza controllata, gestire il dolore e monitorare continuamente le funzioni vitali del paziente durante l’intervento chirurgico. La responsabilità è enorme e i margini di errore ridottissimi.
Un errore medico in anestesia si configura quando l’anestesista non rispetta gli standard di cura previsti dalla buona pratica clinica, causando un danno al paziente che sarebbe stato evitabile. Non stiamo parlando di complicanze imprevedibili e inevitabili, che purtroppo possono verificarsi nonostante la massima diligenza del professionista, ma di situazioni in cui la condotta del medico si discosta dalle linee guida riconosciute dalla comunità scientifica.
Valutazione preoperatoria
Gli errori più frequenti riguardano la valutazione preoperatoria del paziente. Quando l’anestesista non raccoglie un’anamnesi completa, non identifica allergie note o non considera patologie preesistenti come problemi cardiaci, respiratori o diabete, espone il paziente a rischi evitabili. Una valutazione superficiale può portare alla scelta di farmaci inadeguati, dosaggi errati o tecniche anestesiologiche non appropriate alle condizioni specifiche della persona.
Gestione dell’intubazione
Un altro ambito critico è la gestione dell’intubazione, una procedura necessaria durante l’anestesia generale per mantenere la respirazione del paziente, richiede tecnica ed esperienza. Un’intubazione difficoltosa o mal eseguita può causare lesioni alle corde vocali, traumi alle vie aeree, ipossia cerebrale per mancato apporto di ossigeno al cervello, fino ad arrivare a conseguenze gravissime come danni neurologici permanenti.
Dosaggio degli anestetici
Il dosaggio dei farmaci anestetici è un’altra area particolarmente delicata. Ogni paziente risponde in modo diverso agli anestetici in base a età, peso corporeo, condizioni cliniche e farmaci assunti abitualmente. Un sovradosaggio può provocare depressione respiratoria grave, arresto cardiaco o danni cerebrali irreversibili. Al contrario, un sottodosaggio espone il paziente al rischio di risvegliarsi durante l’intervento, un evento traumatico noto come awareness intraoperatoria, che può causare danni psicologici duraturi.
Monitoraggio intraoperatorio
Il monitoraggio intraoperatorio è un altro aspetto cruciale che non può essere trascurato. Durante l’anestesia, l’anestesista deve controllare costantemente i parametri vitali del paziente, come frequenza cardiaca, pressione arteriosa, saturazione dell’ossigeno e temperatura corporea. Un mancato riconoscimento tempestivo di alterazioni di questi parametri può portare a complicanze evitabili. Se l’anestesista si allontana dalla sala operatoria, si distrae o non interviene prontamente di fronte a segnali di allarme, si configura una chiara negligenza professionale.
Reazioni allergiche
Le reazioni allergiche agli anestetici sono un rischio noto ma fortunatamente raro. Tuttavia, quando un paziente ha dichiarato allergie specifiche nel consenso informato o durante la visita anestesiologica, l’utilizzo di farmaci controindicati rappresenta un errore grave e inescusabile. Lo shock anafilattico può essere letale se non gestito immediatamente con i protocolli di emergenza appropriati.
I danni più comuni causati da errori anestesiologici
Le conseguenze di un errore durante l’anestesia possono variare enormemente in termini di gravità. Alcuni pazienti riportano lesioni temporanee e reversibili, mentre altri subiscono danni permanenti che compromettono irreversibilmente la qualità della loro vita.
Danni neurologici
I danni neurologici sono tra le conseguenze più gravi. Un’ipossia cerebrale prolungata, causata da un inadeguato apporto di ossigeno al cervello durante l’anestesia, può provocare lesioni cerebrali permanenti: danni che possono manifestarsi con deficit cognitivi, perdita di memoria, difficoltà di concentrazione, alterazioni della personalità o, nei casi più gravi, stato vegetativo. Le famiglie si trovano improvvisamente a dover assistere un congiunto che non è più autonomo, con un impatto emotivo ed economico devastante.

Complicanze respiratorie
Le complicanze respiratorie sono frequenti quando l’intubazione non viene eseguita correttamente o quando il paziente non viene monitorato adeguatamente. Lesioni alla trachea, polmoniti da aspirazione di contenuto gastrico, collasso polmonare e insufficienza respiratoria acuta sono solo alcune delle possibili conseguenze. Molti pazienti necessitano di prolungati ricoveri in terapia intensiva, ventilazione meccanica assistita e riabilitazione respiratoria.
Danni cardiovascolari
I danni cardiovascolari possono verificarsi quando farmaci anestetici vengono somministrati senza considerare patologie cardiache preesistenti. Aritmie gravi, infarti del miocardio, arresto cardiaco e ictus sono eventi potenzialmente letali che possono essere scatenati da una gestione anestesiologica inadeguata. Anche pazienti giovani e apparentemente sani possono sviluppare complicanze cardiovascolari se l’anestesista non ha valutato correttamente i fattori di rischio.
Lesioni alle vie aeree superiori
Le lesioni alle vie aeree superiori sono comuni in caso di intubazione traumatica. Danni ai denti, lacerazione di labbra e lingua, lesioni alle corde vocali con conseguente raucedine o perdita della voce sono complicanze che possono richiedere trattamenti specifici e lasciare esiti permanenti. Per professionisti che utilizzano la voce come strumento di lavoro, come insegnanti, cantanti o avvocati, queste lesioni possono compromettere la carriera.
Dolore cronico
Il dolore cronico postoperatorio può essere una conseguenza diretta di tecniche anestesiologiche mal eseguite, in particolare quando si utilizzano anestesie regionali come l’epidurale o i blocchi nervosi periferici. Danni ai nervi causati da un posizionamento errato dell’ago possono provocare dolore neuropatico cronico, parestesie, perdita di sensibilità o debolezza muscolare negli arti.
Danni psicologici
Non vanno sottovalutati i danni psicologici. L’awareness intraoperatoria, ovvero il risveglio parziale durante l’intervento con impossibilità di comunicare la propria condizione al personale sanitario, è un’esperienza terrificante che può causare disturbo da stress post-traumatico, ansia generalizzata, depressione e paura invalidante di futuri interventi chirurgici.
Il ruolo fondamentale del consenso informato
Prima di qualsiasi procedura anestesiologica, il medico ha l’obbligo giuridico e deontologico di acquisire il consenso informato del paziente. Non si tratta di una mera formalità burocratica, ma di un momento cruciale in cui il paziente deve essere messo nelle condizioni di comprendere appieno cosa gli accadrà, quali rischi corre e quali alternative ha a disposizione.
Un consenso informato valido deve rispettare requisiti precisi:
- l’anestesista deve spiegare con linguaggio comprensibile, adattato al livello culturale del paziente, in cosa consiste la tecnica anestesiologica che verrà utilizzata. Non basta indicare genericamente se si tratterà di anestesia generale o locale, ma è necessario descrivere le modalità concrete con cui verrà somministrata, i farmaci che verranno impiegati e la durata prevista;
- i rischi devono essere illustrati con chiarezza e completezza. Il paziente ha il diritto di conoscere sia le complicanze comuni, anche se di modesta entità, sia quelle rare ma gravi. Omettere informazioni sui possibili effetti collaterali gravi costituisce una violazione del diritto all’autodeterminazione del paziente. Se un paziente non è stato informato che un determinato tipo di anestesia comporta un rischio di danno neurologico permanente, seppur remoto, e tale complicanza si verifica, il medico risponde per mancato consenso informato anche se ha eseguito correttamente la procedura dal punto di vista tecnico.
Le alternative terapeutiche
Anche le alternative terapeutiche devono essere discusse. In molti casi esistono diverse tecniche anestesiologiche applicabili con diversi profili di rischio e beneficio. Il paziente deve essere informato di queste opzioni per poter scegliere consapevolmente quella che ritiene più adeguata alle proprie esigenze e preferenze.
Il consenso deve essere prestato con adeguato anticipo rispetto all’intervento, non pochi minuti prima di entrare in sala operatoria quando il paziente è già in stato di ansia e stress. La Legge 219 del 2017 ha rafforzato la tutela dell’autodeterminazione del paziente, richiedendo che il consenso sia documentato in forma scritta o, quando ciò non sia possibile per le condizioni del paziente, con modalità adeguate e tracciabili.
Quando il consenso informato presenta lacune significative, è stato acquisito in modo frettoloso o non rispetta i requisiti di legge, il paziente che subisce un danno può chiedere il risarcimento anche per la violazione del suo diritto all’autodeterminazione, indipendentemente dall’accertamento di un errore tecnico nell’esecuzione della procedura.
I primi passi dopo aver subito un danno
Accorgersi di aver subito un danno collegato all’anestesia può accadere immediatamente, nel corso del risveglio, o emergere nei giorni e nelle settimane successive all’intervento. In entrambi i casi, è fondamentale agire con tempestività per tutelare i propri diritti.
Il primo passo essenziale è richiedere immediatamente la cartella clinica completa, un documento che contiene tutte le informazioni relative all’intervento chirurgico e alla gestione anestesiologica. Deve includere la scheda anestesiologica con l’indicazione dei farmaci somministrati, dei dosaggi utilizzati, del monitoraggio dei parametri vitali e di eventuali complicanze insorte. La cartella clinica completa comprende anche il consenso informato firmato, i referti degli esami preoperatori, le note di sala operatoria e la documentazione del decorso postoperatorio.
La struttura sanitaria, sia pubblica che privata, ha l’obbligo di consegnare la cartella clinica entro 30 giorni dalla richiesta. È preferibile fare la richiesta per iscritto con raccomandata con ricevuta di ritorno o tramite posta elettronica certificata, specificando chiaramente che si richiede copia conforme all’originale di tutta la documentazione sanitaria. Conservare la prova dell’avvenuta richiesta è importante perché eventuali ritardi ingiustificati o rifiuti possono costituire un elemento a favore del paziente.
Anche documentare accuratamente i sintomi e le conseguenze subite è fondamentale. Tenere un diario dettagliato in cui annotare giorno per giorno le manifestazioni cliniche, i dolori, le limitazioni funzionali, i farmaci assunti e le visite mediche effettuate permette di ricostruire con precisione l’evoluzione del danno. Conservare tutta la documentazione medica prodotta dopo l’evento, come referti di esami diagnostici, certificati medici, prescrizioni e cartelle di eventuali ricoveri successivi, è essenziale per quantificare il danno biologico e quello patrimoniale.
Naturalmente, raccogliere testimonianze di familiari presenti durante il ricovero o di altri pazienti può essere utile, soprattutto per ricostruire eventuali dichiarazioni del personale sanitario che ammetteva problemi durante l’anestesia o per documentare comportamenti inadeguati. Le testimonianze vanno acquisite il prima possibile, quando i ricordi sono ancora freschi e precisi.
La richiesta di risarcimento e le procedure da seguire
Una volta accertato che sussistono i presupposti per chiedere un risarcimento, esistono diverse strade percorribili. La scelta della strategia più adeguata dipende dalle circostanze specifiche del caso, dalla gravità del danno subito e dalla disponibilità della struttura sanitaria e dei medici a riconoscere la propria responsabilità.
La via stragiudiziale è spesso la soluzione più rapida ed economica. Attraverso i propri legali, il paziente danneggiato invia una richiesta formale di risarcimento alla struttura sanitaria e all’anestesista, allegando tutta la documentazione medica e legale che dimostra l’errore e il danno subito. La richiesta deve quantificare in modo preciso e motivato l’importo del risarcimento preteso, distinguendo le diverse voci di danno: danno biologico per le lesioni fisiche permanenti, danno morale per le sofferenze patite, danno esistenziale per le limitazioni alla vita quotidiana, danno patrimoniale per le spese mediche sostenute e i redditi persi.
Le strutture sanitarie e i medici sono oggi obbligatoriamente assicurati per la responsabilità civile. Significa cioè che la compagnia assicurativa, una volta ricevuta la richiesta di risarcimento, nomina propri consulenti medico-legali per valutare il caso. Se la responsabilità appare evidente e il danno è adeguatamente documentato, l’assicurazione può decidere di proporre una transazione stragiudiziale per chiudere la controversia senza arrivare in tribunale. Una simile soluzione permette al paziente di ottenere il risarcimento in tempi relativamente brevi, generalmente entro sei mesi o un anno dalla richiesta.
La mediazione sanitaria obbligatoria è un passaggio previsto dalla legge prima di poter avviare una causa civile. Si tratta di un tentativo assistito di composizione della controversia davanti a un organismo di mediazione accreditato. Durante gli incontri di mediazione, che si svolgono alla presenza di un mediatore neutrale, le parti cercano di raggiungere un accordo sul risarcimento. La mediazione dura al massimo quattro mesi e ha costi contenuti. Se si raggiunge un accordo, questo viene formalizzato in un verbale che ha efficacia di titolo esecutivo. Se invece la mediazione fallisce, si ottiene un’attestazione che consente di procedere con la causa civile.
Causa civile e azione penale
La causa civile diventa necessaria quando le vie stragiudiziali non hanno portato a un risultato soddisfacente o quando la controparte nega ogni responsabilità. Il giudizio civile per responsabilità sanitaria è tecnicamente complesso e si articola in diverse fasi. Dopo il deposito del ricorso introduttivo, il giudice dispone solitamente una consulenza tecnica d’ufficio, affidando a periti di fiducia del tribunale il compito di accertare se vi è stato effettivamente un errore medico e quale danno ne è derivato. Le conclusioni della consulenza tecnica, pur non essendo vincolanti, hanno un peso decisivo nell’orientare la decisione del giudice. I tempi della giustizia civile sono purtroppo lunghi e una causa di questo tipo può durare da tre a cinque anni o anche più.
L’azione penale può essere intrapresa parallelamente a quella civile quando l’errore anestesiologico ha causato lesioni gravi o la morte del paziente. I reati contestabili sono le lesioni personali colpose o l’omicidio colposo. La denuncia penale va presentata presso la Procura della Repubblica competente entro tre mesi dal momento in cui si è scoperto il danno. Il procedimento penale persegue finalità diverse rispetto a quello civile, mirando alla punizione del colpevole piuttosto che al risarcimento del danno, ma può costituire un importante strumento di pressione per ottenere un riconoscimento della responsabilità e favorire una composizione stragiudiziale della vertenza risarcitoria.

I tempi della prescrizione e l’importanza di agire tempestivamente
La legge prevede termini perentori entro i quali è possibile agire per chiedere il risarcimento di un danno da errore medico. Decorsi questi termini, il diritto al risarcimento si prescrive e non può più essere fatto valere in giudizio.
Per la struttura sanitaria, sia essa un ospedale pubblico o una clinica privata, il termine di prescrizione è di dieci anni. Questo perché tra il paziente e la struttura si instaura un rapporto di tipo contrattuale, regolato dalle norme sulla responsabilità contrattuale. I dieci anni decorrono dal momento in cui il danno si è manifestato, che non sempre coincide con il momento dell’intervento. Esistono casi in cui gli effetti di un errore anestesiologico emergono a distanza di tempo, magari quando complicanze inizialmente sottovalutate si aggravano o quando viene finalmente formulata una diagnosi corretta. In queste situazioni, il termine prescrizionale inizia a decorrere dalla scoperta del danno.
Per il medico anestesista che opera all’interno di una struttura sanitaria come dipendente o convenzionato, il termine di prescrizione è invece di cinque anni: la responsabilità del singolo medico nei confronti del paziente è qualificata come extracontrattuale, derivando da fatto illecito. I cinque anni decorrono anch’essi dal momento della manifestazione del danno.
Nel caso drammatico in cui l’errore anestesiologico abbia causato il decesso del paziente, i familiari possono agire per ottenere il risarcimento di due diverse tipologie di danno. Il danno subito dalla vittima e trasmesso agli eredi si prescrive in dieci anni, mentre il danno proprio dei congiunti per la perdita del rapporto parentale si prescrive in cinque anni.
Il calcolo del risarcimento
Quantificare l’importo del risarcimento spettante a chi ha subito un danno da errore anestesiologico è un’operazione complessa che richiede competenze tecniche specifiche. Il risarcimento deve essere integrale, ovvero deve ristorare il danneggiato di tutte le conseguenze patrimoniali e non patrimoniali derivanti dall’illecito.
Danno biologico
Il danno biologico costituisce la componente principale e rappresenta la lesione all’integrità psicofisica della persona. Per quantificarlo, il medico legale valuta le conseguenze permanenti dell’errore anestesiologico attribuendo un punteggio percentuale di invalidità permanente secondo le tabelle allegate al Codice delle Assicurazioni. A questo punteggio si applicano poi i valori economici previsti dalle tabelle del Tribunale di Milano, che la giurisprudenza riconosce come parametro nazionale di riferimento per il calcolo del danno biologico. Il valore del punto di invalidità varia in base all’età del danneggiato, essendo più elevato per i soggetti giovani che dovranno convivere con le conseguenze del danno per più anni.
Danno morale
Il danno morale compensa le sofferenze interiori, il dolore fisico, l’angoscia e lo stato d’animo negativo provocati dall’evento lesivo. Non è facilmente quantificabile in termini economici, ma la giurisprudenza ha elaborato criteri per personalizzarne la liquidazione considerando la gravità delle lesioni, la durata della malattia, l’intensità delle sofferenze patite e l’impatto psicologico dell’evento.
Danno esistenziale
Il danno esistenziale riguarda le ripercussioni negative sulla vita quotidiana del danneggiato e sulle sue abitudini di vita. Quando un errore anestesiologico causa invalidità permanenti, molte attività che prima si svolgevano normalmente diventano impossibili o difficoltose. Non poter più praticare sport, dover rinunciare a hobby, avere limitazioni nei rapporti sociali o nell’attività sessuale sono tutti aspetti che devono essere considerati nel calcolo del risarcimento.
Danno patrimoniale
Il danno patrimoniale comprende sia le spese già sostenute che quelle future. Rientrano in questa voce i costi per le cure mediche, i farmaci, le terapie riabilitative, gli ausili necessari, l’assistenza domiciliare e qualsiasi altra spesa documentata direttamente causata dall’errore medico. Se il danno ha compromesso la capacità lavorativa, vanno inoltre risarciti i redditi persi durante il periodo di inabilità temporanea e, se residua un’invalidità permanente che riduce le capacità di guadagno, anche la perdita della capacità reddituale futura.
Risarcimento dei costi per l’assistenza
Nei casi più gravi, quando il danneggiato necessita di assistenza continuativa da parte di terzi per compiere gli atti quotidiani della vita, va riconosciuto anche il risarcimento dei costi per l’assistenza, che vengono calcolati proiettando nel futuro la spesa annuale per un assistente domiciliare qualificato per tutta la durata della vita residua stimata del paziente.
Le cifre possono variare enormemente a seconda della gravità del danno. Per lesioni di modesta entità con guarigione completa, il risarcimento può ammontare a poche migliaia di euro. Per danni gravi e permanenti, come lesioni neurologiche che causano tetraplegia o stato vegetativo, i risarcimenti possono raggiungere e superare il milione di euro. Ogni caso va valutato singolarmente nelle sue specificità.
La nostra opinione
Subire un danno a causa di un errore medico durante l’anestesia è un’esperienza che nessuno vorrebbe vivere. Le conseguenze possono essere devastanti non solo dal punto di vista fisico ma anche psicologico ed economico. Tuttavia, è fondamentale sapere che esistono strumenti giuridici per tutelare i propri diritti e ottenere il giusto risarcimento.
La chiave per affrontare efficacemente questa situazione è agire con tempestività e consapevolezza. Documentare accuratamente quanto accaduto, acquisire prontamente tutta la documentazione sanitaria, rivolgersi a professionisti specializzati e non lasciarsi scoraggiare dalle difficoltà sono i passi fondamentali per vedere riconosciuti i propri diritti.
Ogni caso di presunto errore anestesiologico presenta caratteristiche uniche che devono essere valutate attentamente da esperti. La complessità tecnica e giuridica della materia rende indispensabile l’assistenza di avvocati e medici legali con competenza specifica in responsabilità sanitaria.
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